La schiacciata alla fiorentina è un dolce nobile e antico che a Firenze si consuma, nel periodo del Carnevale, fin dal 1700. È forse l’unico dolce di Carnevale a non essere fritto. E, per l’esattezza, non è nemmeno un dolce ma, come dice il nome, una schiacciata dolce. Cucinarla a casa non è affatto facile, perché serve dell’ottimo lievito madre e una buona dose di manualità per gestire la doppia lievitazione. E si gusta così com’è, senza creme né panna montata: la tradizione parla chiaro. 

La schiacciata della pasticceria I Duzzini rispetta la vera tradizione fiorentina: forma rettangolare, altezza tra i 2 e i 3 centimetri, solo lievito madre, senza conservanti e con doppio impasto. Il profumo è eccezionale e si sente tutta la freschezza dell’arancia. Immancabile il mix di spezie, la vera particolarità di questa schiacciata dolce dal gusto così intenso. E la morbidezza, poi! Tre centimetri di delicata leggerezza ricoperti di zucchero a velo. 

A quel tempo si chiamava schiacciata delle Murate, perché veniva preparata dalle monache di clausura del convento di via Ghibellina, in centro a Firenze. Nel 1883 il convento si trasformò in carcere, ma la schiacciata rimase… come portata finale dell’ultimo pasto servito ai condannati a morte! L’Artusi la include nel suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene con il nome di “Schiacciata unta”: a quei tempi si preparava con il lardo di maiale per celebrare la ricchezza e l’abbondanza del Carnevale prima dell’austerità della Quaresima.